24 Gen I diseredati. Ovvero l’urgenza di trasmettere
Recensione di: Roberto Persico
Quando a due passi dal liceo della periferia parigina dove insegna un quindicenne viene accoltellato da un coetaneo semplicemente perché ha superato la linea immaginaria che separa un quartiere da un altro, Françios-Xavier Bellamy comincia a interrogarsi: che cosa è successo, perché la capacità di convivere, faticosa conquista della nostra civiltà, sia andata perduta? Il tre “cattivi maestri” che hanno distrutto le fondamenta dell’educazione sono Cartesio, Rousseau e Pierre Bourdieu, che hanno insegnato a sbarazzarsi del sapere tramandato e a ritornare un immaginario “stato di natura”. Obiettivo raggiunto, solo che ha niente di idilliaco: è violenza tribale ed espressione ridotta a grido inarticolato.
Quindi? Quindi dobbiamo tornare a riconoscere che «Fra tutti gli esseri viventi, l’uomo si distingue perché ha bisogno dell’altro per realizzare la propria natura: senza gli altri, non diventerò mai me stesso». Per diventare umani abbiamo bisogno di una cultura, e di una cultura determinata: «Amare la cultura che si è ricevuta in eredità non vuol dire detestare le altre. Non ci sono alternative: bisogna amare questa cultura, accettare di riceverla e di trasmetterla – oppure non amarne alcuna».
Chiudo il libro e mi domando: qual è allora la mia responsabilità di insegnante, oggi? Riscoprire ogni giorno la vitalità e la freschezza di quel che la tradizione mi ha consegnato, la pertinenza di Omero e di Dante alle domande mie e dei miei studenti, oggi. Solo così possiamo ricominciare a trasmettere, ad accompagnare i nostri ragazzi nel cammino che li può portare dallo stato tribale a quello umano.
- Autore: Françios-Xavier Bellamy
- Casa editrice: Itaca
- Pagine: 22
- Genere: saggio
- Eta’: 18+
- Giudizio in breve: per riflettere sulla cultura e sull’educazione
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